ANALIZZATORE DI RETE MONOFASE 230V

 

Non avete mai pensato di controllare il consumo di energia elettrica del frigo nuovo per capire se le caratteristiche di risparmio energetico tanto decantate dal venditore di turno siano reali, oppure il consumo della lavatrice con un determinato lavaggio o quanto costa in termini di energia elettrica scaldare una pizza surgelata, ora lo potete fare.

 

Quello che vi presentiamo è uno strumento molto diffuso nell'ambiente industriale, ma, nonostante il recente proliferare di dispositivi “made in cina”, poco conosciuto dalla maggioranza degli utenti casalinghi. E’ molto utile avere la possibilità di analizzare non solo l'impianto elettrico nella sua completezza, ma controllare con estrema semplicità anche un solo elettrodomestico. Gli esempi sopra citati sono solo alcune delle curiosità che possiamo soddisfare e, una volta che avrete in mano un analizzatore di rete ENEL, sicuramente troverete molte altre occasioni di impiego.

Lo strumento in esame è in grado di misurare la tensione di rete, la corrente assorbita dall'impianto, il cosf, cioè lo sfasamento tra la tensione e la corrente, la potenza istantanea e il consumo di energia elettrica, ovvero l'integrazione della potenza nel tempo.

Devo premettere che la precisione nella misura della corrente e di conseguenza la potenza, non è accuratissima sopratutto nei bassi assorbimenti per via della definizione amper/bit che presenta un rapporto piuttosto ampio, per non essere limitati dalla corrente massima che nell’impiego casalingo arriva a 17 Amper. La potenza minima misurabile è di 22 Watt circa, quindi non pensate di controllare il consumo di una lampada a risparmio energetico perché l'unica informazione che riuscirete a leggere è la tensione. Per questo motivo la misura visualizzata nelle basse potenze non è molto affidabile, ma per potenze di 100/150 Watt in su, i valori visualizzati migliorano e diventando sempre più precisi con l'aumentare dei carichi applicati.

Per i più giovani può essere un ottimo esercizio didattico in previsione degli esami di Stato, per gli altri lettori l’inizio di un progetto in grado di elaborare funzioni e misure complesse per applicazioni che vanno ben al di la dell’uso casalingo.

Progetto pubblicato sulla rivista Fare Elettronica  

 

IL PROGETTO

 

Schema elettrico

 

Lo schema elettrico è stato diviso in due parti, sia per semplificarne la spiegazione, sia perché la parte visualizzatrice (CPU) può trovare altre applicazioni cambiando solo il programma gestionale del PIC.

La prima parte del progetto riguarda l'alimentazione dell'intero dispositivo e lo stadio d'ingresso.

Per calcolare la potenza, è necessario misurare sia la tensione che la corrente, quindi abbiamo bisogno di due ingressi analogici. Cominciamo dallo schema dalla misura della tensione che risulta il più semplice e intuitivo.

La presa d'ingresso che può essere un cavo con una spina all'estremità, viene collegata ai morsetti 1 e 2 di X1. Poiché abbiamo a che fare con una tensione di 220 Volt, dobbiamo ridurre la tensione a valori accettati dal PIC per essere misurati. A tal fine utilizziamo un semplice partitore resistivo composto da R1-R2-R3 e R4. Si è preferito usare tre resistenze (vedi R1-R2-R3) al posto di una soltanto unicamente per questioni di sicurezza. Difatti un’unica resistenza avrebbe avuto ai suoi capi una tensione molto alta, con la possibilità di causare degli archi all'interno della resistenza stessa sopratutto in presenza di disturbi o scariche elettrostatiche sempre presenti nella rete elettrica. La presenza di tre resistenze limita la possibilità degli effetti sopra descritti, riducendo a valori accettabili la caduta di tensione ai capi di ciascuna di esse.  

Quello che segue è un semplice raddrizzatore a singola semionda per applicare al PIC una tensione continua proporzionale alla tensione di rete. I condensatori C5 e C6 assieme alla resistenza R6, formano un’efficace filtro p greco in grado di livellare il segnale rendendo stabile la misura. V1 regola il corretto valore di tensione.

Dal partitore inoltre, la tensione ridotta è prelevata da R7 e applicata all'ingresso non invertente di U3c. Questa parte del circuito preferiamo descriverla nel capitolo dedicato alla misura del cosf.

Una descrizione particolare merita la rilevazione e la misura della corrente. Per evitare insuccessi e delusioni, invece di costosi e introvabili trasformatori di corrente, abbiamo preferito utilizzare la più semplice caduta di tensione su una resistenza incisa sul circuito stampato e assolutamente non critica.

Due parole sui trasformatori di corrente. Certamente avrebbero reso più sicuro l'intero dispositivo perché garantiscono l'isolamento galvanico, ovviamente aggiungendo un trasformatore all'ingresso dedicato alla misura della tensione. Ma prove effettuate durante la progettazione di un precedente analizzatore di rete ben più complesso e costoso di questo, ci hanno consigliato di scartare tutti i torroidi che avevamo usato per la cattiva linearità, solo un trasformatore di corrente recuperato da un inverter guasto ha dimostrato delle caratteristiche di precisione e linearità molto buone. Certamente non vi possiamo chiedere di smontare un inverter industriale per costruire un progetto a livello hobbistico! Del resto con le soluzioni adottate in questo circuito, otteniamo il massimo della semplicità ed economia.

Riprendiamo l'analisi del circuito d'ingresso dalla resistenza di caduta SHUNT. Questa non è altro che una resistenza incisa direttamente sul circuito stampato e dato il suo bassissimo valore, non provoca importanti cadute di tensione neppure in presenza di forti carichi. Nel caso abbiate la necessità di realizzare un dispositivo più compatto, è possibile autocostruire la resistenza di shunt semplicemente utilizzando uno spezzone di rame rigido del diametro di 0,8-0,9 mm lungo circa 230 mm avvolto a spirale su un diametro di 10-12 mm con i terminali piegati in modo di ottenere il montaggio verticale. Ovviamente le spire devono essere spaziate tra loro in modo da non toccarsi e nello stesso tempo non tanto alte da superare l'ingombro del trasformatore di alimentazione in altezza. Non dovete isolare il filo della resistenza in modo da permettere la dissipazione dell'energia sviluppata e tenere la temperatura della stessa la più bassa possibile. Se optate per la resistenza autocostruita, dovette necessariamente aumentare il valore di R11 da 68 Kohm a 220 Kohm.

La caduta di tensione ai capi della resistenza di SHUNT, che è proporzionale alla corrente che l'attraversa, risulta di pochi mV, va quindi amplificata. A questo ci pensa U3d nella configurazione invertente. Il guadagno è dato dal rapporto tra R11 e R10, circa 38 volte, mentre C7 ha il compito di attenuare tutte le frequenze superiori a 50 Hz.

 Ai capi di R12 otteniamo la tensione amplificata che deve essere raddrizzata prima di essere applicata all'ingresso del PIC e misurata. Il compito di tale funzione è affidato a U3a configurato come raddrizzatore a singola semionda. Non possiamo usare un semplice diodo come abbiamo fatto per la misura della tensione perché le correnti deboli, anche se amplificate, non superano la tensione di soglia dei diodi al silicio che è di circa 0,6 Volt. Siamo stati costretti a complicare il circuito di misura, ma non tanto dopotutto. V2 servirà per regolare la corrente rilevata. Anche in questo caso è stato posto in uscita un filtro a p greco costituito da C9 e C12 e dalla resistenza R15.

Per alimentare l’intero circuito si è fatto uso di un piccolo trasformatore da 2 VA con due secondari da 8+8 Volt vista la necessità di alimentare l’operazionale con una tensione duale. Il regolatore U1 stabilizza la tensione positiva sia per la parte analogica che per quella digitale, mentre U2 ha il compito di mettere a disposizione un tensione di -5V rispetto alla massa per la sola sezione analogica. E’ sufficiente un regolatore plastico da 100mA vista la richiesta modesta di corrente da parte di U3. La scheda principale viene alimentata per mezzo del connettore X3.

 

 

Come misurare il cosfì, cioè lo sfasamento tra tensione e corrente

 

Durante le lezioni di elettrotecnica alle superiori, uno degli argomenti difficili da capire era proprio il cosfì. Si partiva da distante scomodando il cerchio trigonometrico e vettori in fase con la tensione, vettori in anticipo e, infine, vettori in ritardo, aumentando di minuto in minuto la confusione e, per quanto si studiasse, non scoccava quella scintilla, quello spiraglio di luce che poteva illuminarci da poter dire finalmente “ho capito”. Immaginiamoci se si era in grado di misurarlo. Vediamo come risolvere in maniera molto semplice il problema.

A questo punto abbiamo bisogno di trasformare in onda quadra la sinusoide distribuita dalle linee ENEL. Per la tensione ci pensa quella parte del circuito che abbiamo accennato in precedenza e si basa su U3c che non è altro che un comparatore di tensione, cioè tutto ciò che all’ingresso non invertente è maggiore del riferimento applicato all'ingresso invertente, in uscita lo troviamo positivo. In pratica U3c è configurato come rilevatore di passaggio per lo zero e lo zero rappresenta il confine tra la semionda negativa e quella positiva e, ovviamente, viceversa. L'oscillogramma di fig.1 visualizza la sinusoide ai capi di R8 e l'onda quadra sul piedino 8 di U3c. La stessa conversione di forma d'onda avviene anche su U3b, comparatore dedicato alla misura della fase della corrente (sinusoide ai capi di R12 e onda quadra sul piedino 7 di U3b).

Confrontando le due onde quadre (fig.2), possiamo notare come queste siano in fase fra loro,

in realtà la corrente è invertita di segno da U3d, non cambia nulla ai fini della misura, è sufficiente tenerne conto durante la programmazione del PIC.

Nella fig.3 notiamo chiaramente lo sfasamento tra la semionda della tensione e quella della corrente, assorbita da un carico induttivo (o misto, lo sfasamento di un carico induttivo puro risulta di 90 gradi), in questo caso rappresentato dal motore della molla del laboratorio.

Bene ma ora come lo misuro? Nella frequenza di rete, 50 Hz appunto, il periodo è di 1/50 di secondo, in altre parole 20 ms (20 ms = 0.02 s). Nel cerchio trigonometrico il periodo è un giro completo che vale 2p radianti, ovvero 360 gradi. Una singola semionda vale p radianti, cioè 180 gradi, quindi 10 ms. Se dividiamo i 10 ms/180 gradi otteniamo 55 ms (55 milionesimi di secondo). Imponendo al micro la partenza di un timer in presenza del fronte in salita della semionda positiva della tensione e l’arresto quando viene rilevata quella negativa della corrente, otteniamo il tempo dello sfasamento della corrente con la tensione che, se non esiste vale zero, altrimenti un tempo che diviso per 55 ms da come risultato un valore espresso in gradi, cioè il ritardo della corrente con la tensione. Semplice no?

Dunque i gradi dello sfasamento misurati con un tempo, ma la formula del calcolo della potenza chiede il cosf e non i gradi. Senza scomodare complicate formule, è sufficiente andare a pescare in una tabella il corrispondente valore in cosf dei gradi misurati (vedi la subroutine "_Calcolo_cosfi"). Ovviamente se i gradi sono zero, dalla tabella il cosf assume il valore 100 (usiamo 100 invece di 1,00 per comodità di calcolo), cioè cosf=1, nel caso di valori di gradi diversi, il cosf assumerà il corrispondente valore.

Nota importante al fine di ottenere la maggiore precisione possibile durante la lettura del cosfi riguarda il condensatore C8. Il valore consigliato è il risultato di prove empiriche, nel vostro montaggio potrebbe essere necessario un’aggiustamento del valore. In particolare aumentando C8 lo sfasamento aumenta, cioè diminuisce il cosfi, e viceversa. Se avete esagerato aumentando a dismisura la capacità, vi trovate con un cosfi inferiore a 1,00 nonostante il carico sia di tipo resistivo. In tal caso è necessario ridurre il valore di C8.

Altra considerazione pratica, il valore del cosfi diventa attendibile con l’aumento del carico. Già con 300 milliamper il valore misurato si avvicina a quello reale. 

 

Calcolo della potenza e del consumo di energia

 

Potrà sembrare banale, ma la soluzione più semplice è quella di applicare brutalmente la classica formula: P=V*I*cosf. In questo modo si potrà visualizzare la potenza istantanea campionata ogni mezzo secondo circa. La stessa potenza viene sommata ad un registro a 16 bit ad ogni campionamento per un minuto, ed infine divisa per il numero di campionamenti effettuati nel minuto. In pratica sarà considerata la media dell'energia prelevata ogni minuto. Un minuto corrisponde a 1/60 di ora, la media dell'ultimo minuto deve essere divisa per 60 e il risultato va a sommato al contatore dell'energia. Per rendere più precisa la misura, il resto dell'ultima divisione non va buttato ma aggiunto alla media del successivo minuto campionato.

 

Schema CPU e display

 

Come già detto, abbiamo preferito tenere diviso lo stadio d'ingresso da questa parte di schema perché riteniamo il sistema di pilotaggio dei display molto interessante ed economico da potere trovare applicazioni in altri progetti, ovviamente con le opportune modifiche del software.

Una delle difficoltà che incontriamo nella progettazione dei dispositivi gestiti da un microcontrollore, è il numero di piedini di I/O che non bastano mai. E' vero che ci sono dei modelli di PIC con 28, 40, o più piedini, ma costano parecchio e ci eravamo prefissati l’obiettivo di proporre uno strumento valido ed economico allo stesso tempo. La scelta è caduta sul PIC16F676, un microcontrollore di casa Microchip che costa meno di 3 Euro, IVA compresa, con una serie di periferiche a disposizione da non fare sentire la mancanza dei micro più costosi, compreso un ADC a 10 bit che fa proprio al caso nostro per la misura della tensione e della corrente. Dispone, inoltre, di 128 Byte di EEPROM da utilizzare nel salvataggio dell'energia prelevata. Unico difetto: dispone "solo" di 14 piedini. Per fortuna incorpora un oscillatore di tipo RC calibrabile e, tolti i due piedini per l'alimentazione, ne restano 12 da usare come I/O.

Una piccola annotazione. Questa famiglia di PIC esce dalla fabbrica con il valore della calibrazione dell’oscillatore interno memorizzato alla locazione 3FFh, ultima Word di memoria. Al fine di evitare di perdere il contenuto durante la cancellazione accidentale, vi consiglio di leggere tale valore dal PIC e di annotarlo in un’etichetta da appiccicare al chip stesso prima della programmazione, per ottenere la massima precisione dall'oscillatore.

Ritorniamo al nostro schema.

In un primo momento, avevamo pensato di utilizzare un display LCD intelligente, ormai collaudato e ampiamente usato nei nostri progetti, ma, oltre ad essere costoso, la parte superiore è di metallo e collegata a massa. Con la 220 V presente nel circuito questo particolare ci ha scoraggiato dall'utilizzo perché aumentava di molto la possibilità di scosse. E' stata quasi una scelta forzata quella del display a sette segmenti a LED a catodo comune considerata la natura isolante del contenitore, inoltre è molto facile trovarne nel surplus o comunque nei mercatini. L'unico svantaggio: la necessità di avere a disposizione diversi piedini di I/O per pilotare correttamente i tre display. Infatti ognuno di questi contiene 8 LED che moltiplicato per tre display richiedono 24 piedini che non abbiamo a disposizione. Non dobbiamo dimenticarci che dobbiamo riservare 4 piedini per la misura della corrente e della tensione e per misurare la fase tra le due e un piedino come ingresso per controllare la pressione del pulsante. Restano 7 piedini per pilotare 24 LED! Non resta che appoggiarsi ad un integrato esterno e la scelta è caduta su un shift register di tipo CMOS, il 4094 o l'equivalente TTL 74HCT4094. Rimandiamo la descrizione dell’integrato nell’apposito riquadro.

Il 4094 (o 74HCT4094) pilota tutti gli anodi dei display che risultano collegati tra loro e alimentati uno per volta attraverso i transistor Q21, Q22 e Q23 usati come interruttori elettronici. L’accensione sequenziale dei display avviene talmente velocemente da apparire accesi contemporaneamente. In tale fenomeno, sfruttando la persistenza ottica, i display sono accesi uno per volta tanto velocemente da sembrare alimentati contemporaneamente. Questo "trucco" è molto usato perché a fronte di una minore intensità luminosa dei LED, permette una semplificazione considerevole del circuito e dell'alimentatore (in pratica è sempre acceso un display solo riducendo i consumi). Il quarto transistor (Q24) controlla un’array di LED molto utili durante la selezione delle varie grandezze da visualizzare ed è gestito alla stregua di un quarto display.

Terminiamo lo schema elettrico con l'analisi del pulsante. La scelta del pin 4 del PIC non è casuale, perché internamente è collegato al MCLR (Master CLeaR) cioè al reset Hardware del PIC. In fase di caricamento è necessario NON spuntare questa funzione, permettendo il collegamento interno al PIC come ingresso. Infatti, questo è l'unico pin che può essere configurato unicamente come ingresso ed è l'ideale per testare il pulsante.

Montaggio

 

Come avrete notato tutti i componenti trovano posto in due schede distinte, le cui misure e forma, si adattano a un contenitore della RETEX, il GIBOX 2. Abbiamo scelto questo contenitore sia per il costo che per la sua diffusione. Non possiamo fidarci di proporre un'apparecchiatura tanto interessante quanto pericolosa senza obbligarvi al montaggio in un contenitore isolato.

Se optate per i circuiti stampati da noi proposti, vi consigliamo di scaricarli dalla rivista in dimensioni reali. Per la costruzione vi indirizziamo all’utilizzo dei fogli blu che trasferiscono a caldo il disegno sul supporto semplicemente stampandolo con una laser o fotocopiatrice. Non è un sistema economicissimo ma per la costruzione di prototipi funziona benissimo eliminando il tempo di attesa del sistema fotografico e le incertezze per chi usa il pennarello e/o trasferibili. Se siete organizzati con il sistema della fotoincisione, tanto meglio risultando il più preciso e affidabile, anche se più dispendioso in termini di tempo.

Una volta in possesso dei circuiti stampati, montate prima di tutto i numerosi ponticelli presenti soprattutto nell'area di montaggio dei display. Proseguite con le resistenze e i diodi, gli zoccoli, i display e tutto il resto. Il pulsante è un modello economico reperibile nei negozi di elettronica. Sono disponibili tre versioni differenziate tra loro dalle dimensioni del piolino di pressione. Nel nostro caso è necessario il modello con il piolino più alto, l’altezza totale è di 14mm (dalla base del CS).

Inserite gli integrati nei propri zoccoli. Il PIC va prima programmato con il file “Ana220V8.HEX” che potete scaricare dal sito della rivista.

Continuate il montaggio con la scheda dell'alimentazione. In questa trova posto il trasformatore di alimentazione, che deve necessariamente essere un modello con due tensioni e lo zero centrale, il ponte raddrizzatore, i condensatori di filtraggio e i regolatori di tensione. In questa scheda è presente la morsettiera per i collegamenti nella linea elettrica e del carico. Deve essere idonea all'utilizzo perciò scartate modelli troppo piccoli e adatti a tensioni di poche decine di volt.

La scheda dell'alimentazione va montata nelle apposite guide del contenitore, mentre la scheda principale va fissata nel coperchio tramite 4 viti. L'ingombro dei componenti in altezza rende necessario l'utilizzo di quattro distanziali formati ciascuno da un dado da 4 MA e una rondella per un’altezza totale di 5 mm circa. Per non trovare difficoltà durante il montaggio, è preferibile incollare i distanziali proposti tramite colla a caldo sul circuito stampato stesso dal lato componenti.

Prima di fissare il circuito principale al coperchio del contenitore, è necessario forarlo in modo da permettere la visualizzazione dei display e dei LED e la fuoriuscita del piolino del pulsante. Anche in questo caso vi proponiamo una possibile maschera. Stampate due coppie su supporto autoadesivo, meglio se per uso fotografico. La prima vi permetterà di forare il coperchio in maniera semplice e precisa, mentre la seconda va applicata definitivamente garantendo un’estetica gradevole. Con un coltellino ben affilato incidete le due diagonali della finestra del display, e ripiegate i 4 triangoli ottenuti verso l'interno. La carta autoadesiva coprirà eventuali sbavature della finestra del display sempre presenti nelle lavorazioni artigianali. Non forate assolutamente la carta nella zona del pulsante. Quest'ultimo verrà azionato anche se resta sotto il supporto adesivo.

Se per qualsiasi motivo utilizzate come SHUNT una resistenza autocostruita, vi ricordiamo che la bobina ottenuta va montata perpendicolare allo stampato e lontana dal trasformatore di alimentazione, pena distorsione del segnale della corrente con conseguente errore di visualizzazione ed errato cosf.

Prima del montaggio definitivo nel contenitore, è necessaria la taratura della scheda principale.

 

Collaudo e taratura

 

Vorremo prima di tutto focalizzare la vostra attenzione sulla pericolosità della corrente e sul fatto che la vita è preziosa ed è assurdo perderla durante un esperimento hobbistico o montando una scheda. Soprattutto è l'unica che abbiamo a disposizione, nel caso di errori, non ci sono appelli.

Fate molta attenzione durante la taratura dello strumento. Usate tutte le precauzioni del caso, se possibile fattevi assistere da una seconda persona che intervenga nel caso vi succeda un incidente. La prima precauzione è il controllo del differenziale che sicuramente avrete nella centralina di casa, effettuate un test prima di iniziare la fase di taratura. Appurato che il differenziale funzioni e che tolga corrente anche al vostro laboratorio, procuratevi un paio di guanti isolati e prestate molta attenzione a ciò che fate. Se prendete i due fili della corrente uno per mano il differenziale per quanto efficiente e sensibile (salvavita) non potrà intervenire. L’attenzione non deve abbandonarvi per tutta la durata della taratura.

Dunque, una volta montati i due circuiti, alimentate con 5 Volt da alimentatore esterno la scheda principale e se tutto funziona i display visualizzano 000 e resta acceso il primo LED che indica la potenza.

Se il display non visualizza nulla, controllate che alla locazione di memoria 0x3FF del PIC sia presente il dato nella forma 0x34XX, dove XX rappresenta il valore da inserire nel registro OSCCAL per la calibrazione dell’oscillatore interno. Nel caso il micro sia stato cancellato e la locazione contiene il dato vuoto (0x3FFF), il circuito non potrà funzionare. In tal caso dovrete inserire manualmente un valore da 0x3400 a 0x34FF (0x3480 è il valore centrale).

Appurato il funzionamento continuiamo la taratura. Ad ogni pressione del pulsante i LED scorrono dall'alto verso il basso per ricominciare dal primo in un loop continuo. Al quarto LED, quello che indica il cosf, non essendoci segnali da analizzare in ingresso, deve indicare 1.00 cioè cosf = 1.

Staccate i 5 Volt e passate al collaudo della scheda 2.

Collegate un cordoncino con un spina da un capo e collegatelo ai morsetti 1 e 2 di X1. Infilate la spina in una presa e controllate con un tester se all'uscita di U2 ci sono +5 Volt e su U3 siano presenti -5 Volt.

Fatto questo togliete la spina dalla presa dei 220V e collegate le due schede tra loro prestando attenzione allo schema di figura 17 e ridate corrente tramite la solita spina. Premete il pulsante per accendere il secondo LED (TENSIONE V), quello che indica la tensione di rete. Con un tester misurate la tensione tra i morsetti 1 e 2 di X1 e tarate V2 fino a leggere lo stesso valore misurato dal tester. Il valore è ammortizzato da C4 e C5, aspettate qualche istante ogni volta che girate il cursore del trimmer.

Togliete la spina e collegate un carico tra i morsetti 3 e 4, sempre di X1, tramite un altro cavetto a cui avete collegato una presa all’estremità libera. Ridate tensione al circuito e premete il pulsante fino all’accensione del terzo LED (CORRENTE A). In qualche modo dovete conoscere la corrente assorbita dal carico magari collegando, in serie al carico, il tester sulla portata Amper AC adeguata, annotato l'assorbimento, regolare V1 per lo stesso valore. Valgono le stesse considerazioni fatte per la tensione.

Considerate le informazioni riguardanti il condensatore C8 riportate nella sezione riservata alla descrizione del cosfi.

Il circuito tarato sarà pronto all'uso solo dopo averlo sistemato nel suo contenitore completamente isolato.

Utilizzo

Come avrete intuito, i campi di applicazione del dispositivo sono molteplici, provate ad analizzare il consumo di energia del vostro laboratorio da hobbista o la vostra stanza per scoprire i consumi di energia elettrica anche con tutto spento. Il computer, lo stereo, la televisione e quant'altro possediate, se funziona con un comando a distanza o si accende tramite pulsante consuma e non poco se gli apparecchi sono datati. Provate.

All'accensione dello strumento, il display è caricato con il valore della potenza istantanea (POTENZA KW). Ad ogni pressione del pulsante la grandezza visualizzata cambia passando da potenza espressa in x,xx KW alla tensione in Volt, quindi la corrente in Amper nella forma xx,x A, nel cosf e, infine, nel consumo in KWh per ricominciare da capo.

Non dovete preoccuparvi delle interruzioni di corrente, al ritorno dell’energia elettrica il display si posiziona automaticamente sull’ultimo campo selezionato.

Per non perdere il contenuto del registro dell'energia nelle eventuali interruzioni di corrente, ad ogni integrazione, cioè ogni minuto, il registro viene aggiornato e salvato nella EEPROM del PIC. Nonostante la ditta produtrice del PIC, la Microchip, garantisca un numero di riscritture molto elevato nella memoria EEPROM, abbiamo preferito implementare una routine che utilizza una parte di memoria dinamica allungando di fatto la vita della EEPROM di venti volte. La visualizzazione dell'energia prelevata avviene in modo dinamico, per apprezzarne anche i consumi dei piccoli carichi. La forma iniziale di visualizzazione sarà x.xx KWh, superati i 9,99 KWh la forma visualizzata diventa xx,x KWh perdendo in definizione ma dopo i 10 KWh i centesimi di KWh contano poco. Infine nel caso l'energia superi i 99,9 KWh sono mostrati unicamente i KWh nella forma xxx KWh.

Al fine di un utilizzo vario per testare e provare sempre nuove esperienze, il registro dell'energia deve essere resetabile. Per cancellare il contenuto del registro è sufficiente premere il pulsante fino alla visualizzazione del cosfi, ripremete e tenete premuto il pulsante. Il display lampeggia sul vecchio valore per circa 6 secondi infine mostra tutti 0 confermando il reset del contatore.

Le fig.12, fig.13, fig.14, fig.15 e fig.16 mostrano i valori rilevati collegando un tostapane da 500 W.

 

Ti può interessare: Usare il shift register 74xx595 o 4094


Puoi scaricare il pacchetto completo dal sito di Fare Elettronica

Il pacchetto non è più raggiungibile dal sito della rivista: scaricalo QUI.

 

RITORNA ALLA MAIN PAGE